mercoledì 6 dicembre 2017

Una notte da buttare






Notte strana e silenziosa, a Milano con la tua signora.
Notte piena di sospetti, mentre entri tra il cuscino e aspetti.
Non son uno di parole.
Pochi fatti e niente suore.
Il silenzio, nella stanza, fa dimenticar la danza; che sovviene alla memoria, quando penso il figlio a scuola.
Una musica leggera, suona cheta, ma imperiosa.
Tu rigiri nella mente, anche se ora sei distante.
Sei coperta dal lenzuolo.
Un altro spazio.
Un altro luogo.
E con uno hai da fare.
Non giustificar le ore.

Io per contro non sto solo.
C'è il mio piano in corridoio.
Ho buttato le tue foto.
Dal balcone son caduto.
Poi mi dici: 'Come stai?'
Sono sempre in mezzo ai guai.
Sono in buona compagnia, se mi dici una bugia.
Non sospetto più di tanto.
Me lo hai detto: 'Questo è quanto.'
Spero solo, alla fine, che finisca in grande stile.
Purché non sia più per poco.
Perché ora ho già capito.
Sono un ferro arrugginito.

Non ti accuso mai, delle scelte che ora fai.
Solo dico che bei tempi, quando non avevi i denti.
Lì pur sempre rimanevo.
Al tuo fianco e sempre invano.

Sono un uomo tanto stanco.
Stanco di sentire ancora, che è giunta la mia ora.
Di sparire in mezzo a molti, e non rilasciar ricordi.
Forse belli.
Forse brutti.
Sono segno di altri tempi.














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