Son rimasto a letto tutta notte,
con te che piangevi piano.
Non è vero che son stato,
con la tipa, quella del prato.
Mi aveva solo avvicinato,
per sapere se ero solo.
No, le ho detto, son sposato,
con mia moglie tutta bionda.
Son da sempre ormai impegnato,
con la donna che mi ha amato;
anche quando, la fortuna,
era scesa giu in cantina.
Non c'è modo di spiegarti,
che non me ne frega niente,
di ste donne, tutte rosse,
e solo fragola e cannelle.
E non sono le stagioni, che rifuggo ogni volta,
per star bene e consolarmi;
della mia cattiva sorte.
Non parlavo mai di te,
neanche al bar vicino il duomo.
Credo cosa personale,
un rapporto mai banale.
Se però tu ora credi,
che son stato io a cantare;
quella sera che hai udito,
maltrattar le tue sottane.
Già mi sento assai abbattuto,
perché credo che sia stata,
solo la mia incomprensione;
di un periodo un po' sfigato,
e per niente e mai scordato.
D'altra parte avevi un'altro,
e non eri mai nel dubbio;
che io stavo senza un soldo,
perché Franco era sconvolto.
Son successi tanti guai,
in quel mio periodo nero;
che stanotte, adesso parto,
con il primo treno.
Non v'è cosa assai peggiore,
di una moglie che non vuole;
un po' per forza e per dolore,
ricordare certe ore.
Quei momenti sol felici,
che abbiam passato insieme;
e che son stati fortunati,
per lunghissime giornate.
Non ti accuso e qui non sbaglio,
a lasciarti proprio adesso;
quando vuoi lo sai che sono,
sempre pronto a ritornare.
Una cosa voglio dire:
sei spesso di malumore,
e non credo io riesca,
ad alleviar questo dolore.
Sono solo fatti tuoi,
perché poi non parli mai;
e io resto come un 'ciulo',
sempre e solo in mezzo ai guai.
con te che piangevi piano.
Non è vero che son stato,
con la tipa, quella del prato.
Mi aveva solo avvicinato,
per sapere se ero solo.
No, le ho detto, son sposato,
con mia moglie tutta bionda.
Son da sempre ormai impegnato,
con la donna che mi ha amato;
anche quando, la fortuna,
era scesa giu in cantina.
Non c'è modo di spiegarti,
che non me ne frega niente,
di ste donne, tutte rosse,
e solo fragola e cannelle.
E non sono le stagioni, che rifuggo ogni volta,
per star bene e consolarmi;
della mia cattiva sorte.
Non parlavo mai di te,
neanche al bar vicino il duomo.
Credo cosa personale,
un rapporto mai banale.
Se però tu ora credi,
che son stato io a cantare;
quella sera che hai udito,
maltrattar le tue sottane.
Già mi sento assai abbattuto,
perché credo che sia stata,
solo la mia incomprensione;
di un periodo un po' sfigato,
e per niente e mai scordato.
D'altra parte avevi un'altro,
e non eri mai nel dubbio;
che io stavo senza un soldo,
perché Franco era sconvolto.
Son successi tanti guai,
in quel mio periodo nero;
che stanotte, adesso parto,
con il primo treno.
Non v'è cosa assai peggiore,
di una moglie che non vuole;
un po' per forza e per dolore,
ricordare certe ore.
Quei momenti sol felici,
che abbiam passato insieme;
e che son stati fortunati,
per lunghissime giornate.
Non ti accuso e qui non sbaglio,
a lasciarti proprio adesso;
quando vuoi lo sai che sono,
sempre pronto a ritornare.
Una cosa voglio dire:
sei spesso di malumore,
e non credo io riesca,
ad alleviar questo dolore.
Sono solo fatti tuoi,
perché poi non parli mai;
e io resto come un 'ciulo',
sempre e solo in mezzo ai guai.
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