Era un tale ben vestito.
Si curava sempre il dito.
In un mattino di Primavera,
gli era sfuggita una parola.
Si era detto: ora faccio;
quel mascalzone che non sono.
Corro appresso e dico in giro,
che son solo un gran straniero;
con la faccia malandrina,
ma il vestito sempre nero.
Piano pino, poi, l'idea;
è diventata un'ossessione.
Anche per la Polizia...
Sono solo un gran coglione.
Me le invento, e poi ci credo;
che son rogne per davvero.
Non riesco più un minuto,
ad uscire dalla parte;
di chi ancora crede,
che è più bello esser Gigante.
Non un tale come un altro,
ma un Sultano riverito;
a cui manca e solo quello,
un coniglio nel cappello.
Sai ce ne son molti,
a cui risuona nel cervello,
quel lontano carosello,
che ci rende più sicuri.
Più vicini alle coperte,
che ci son mancate sempre;
più vicini al davanzale,
per vederla ritornare.
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