venerdì 29 dicembre 2017

ipse dixit
























H. Hesse" La solitudine è indipendenza... da, Il lupo della steppa " Voc...

Fermo immagine






















Ricorrenze ormai stantie






Tra Natale e Capodanno è pur sempre un grande affanno.
Tutti corrono di qua, e non si contano le spese.
Non si contano i parenti, che rivedi dopo anni.
E gli amici più lontani, fanno auguri un po' malsani.

Ma che strano questo mondo, fatto di presenze cupe.
Fatti di ricordi grevi, e alla fine malintesi.
Poi finiscono le feste, e si riprende la routine.
Chiusi ancora tra due mura, e serpeggia la paura.

Si ricorda solo un giorno, solo una perduta ora.
Quando siamo ancor piccini, e ci sono anche i vicini.

Vecchi, storpi e malandati, festeggiamo di insaputa; un signore ormai rinato,
e morto anch'egli per natura.











Loredana Bertè - Dedicato 1979

giovedì 28 dicembre 2017

da Leggere

























Non ci resta che piangere Il Meglio 4/4 (By Ricky)

Un nome. Una garanzia

























Viva Charlie Brown






























Boney James Grazin' in the Grass Live

Crepax



















ipse dixit





















Immagine


















Non c'è più Religione


















Pablo Picasso























ipse dixit























mercoledì 27 dicembre 2017

Surrealismo 1/6

La stella del mattino







Ho guardato il cielo per la prima volta, questa sera, che mi sono accorto della pioggia che scendeva.
Tutti sanno, e tutti hanno provato, cosa dice, poi, quel Santo un po' miracolato.
No non è una presa in giro, no non è per far dispetto; ma ti dico che mi è caduta, una goccia sotto il berretto.
Con la testa un po' bagnata, ed i piedi belli al caldo, mi son detto, che veniva giù da un tetto.
Poi, di fretta, son tornato, a guardare il cielo ormai stellato.
Ormai l'alba, e il suo colore, salgon piano, e con ardore.
Una luce chiara in fondo, fa brillare mezzo mondo.
L'altra parte ancora vede, quella stella assai fedele; che si vede la mattina, quando ti alzi e vai i cucina.
Che tramonta, pressappoco, quando il sole è già spuntato; e ritorna nella notte, ad accompagnar le scarpe rotte.
Dei viandanti, sconosciuti, che percorrono il sentiero, dietro il fiume irto e scosceso; in quest'angolo di  mondo surreale, che ti lascia a bocca aperta e senza pane.



















Buona serata

sabato 23 dicembre 2017

giorgio gaber - io accuso

Microfilm: Gatto nero Gatto bianco

La mia generazione ha perso (GR sub)

Guardo un uomo sul tuo volto





E' trascorsa la serata, con un po' di fantasia; e questa notte sono sveglio, che mi tengo il mio ricordo.
Di quel Giugno ormai passato, già ritorni un po' sbiadita; tra le mani un po' richiuse, e la faccia scolorita.
C'era un vecchio in riva al mare, che parlava di puttane; c'era la tua voce calda, che avvolgeva la veranda.
Quando è stata giusta l'ora, di rientrare dalla riva; mi son detto: poveretto, non sopporto più il mio tetto.
Ora che sono lontano, dalla casa di mio nonno; mi ritrovo solo e stanco, senza niente dentro il pugno.
Ho perduto un'altra volta, e per sempre o qualche ora; quella lucida stagione, dove eri il mio padrone.
La signora dei miei sogni, la compagna per due ore; per quest'uomo ancora in cerca, del suo grande e grande amore.
Ti ho lasciata per migrare, verso un sogno lungo giorni; non ci sono più ritorni, quando volo nei pensieri.
Mentre sono sempre assorto, non per te, sai sono morto; son distante di sicuro... Me lo merito quel muro.
Con il cuore son vicino, è la mente che è lontana; sono preso ancora un poco, da sto mondo ancora vuoto.
Vuoto di credenze strane, vuoto di pensieri alti; oggi l'uomo è solo fatto, per rappresentarne molti.
Tutti insieme, e tutti soli, dentro un grande calderone; anche i volti più importanti, sono manifesti appesi.
Sono solo assai banali, sono grandi ospedali; grandi chiese arrugginite, e tante case mal riempite.
Si circondano di tutto, tranne che di sentimenti; sono macchine mostruose, sono carri armati ardenti.
Sentono gli stessi mali, provano le stesse gioie; ma non è che siam rimasti, omologati tutti quanti?
Forse son davvero io, a pensare che oggidì, questa umanità sfollata, dalla sua essenza vera; è rimasta già incollata, a una sola primavera.
Un periodo assai noioso, senza grandi aspirazioni; una vita un po' banale, solo colma di finzione.





Voglio Di Più - Pino Daniele

Freedom for the kids

























Soweto Gospel Choir - Oh Happy Day

Buone feste


Così è se vi pare
























Claude Bolling - Baroque and Blue

da Leggere





















Il giorno della civetta - Io divido l'umanità in cinque categorie

ipse dixit






















venerdì 22 dicembre 2017

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Blues for Charlie - Bob Reynolds Guitar Band (2 of 6)

Così è se vi pare



















Una rosa nel mio pugno







Sono sveglio sul divano. Penso a te che stai dormendo. Non c'è zucchero in cucina, e son preso da un tormento.

Ieri sera sei rientrata, con un mal di testa forte; e io sono tutto preso, dalla mia cattiva sorte.

Non mi accorgo che stai male, per quel tizio molto oscuro; per quel tale risaputo, solo fronzoli e barbuto.

Ho deciso che ora basta, con questo silenzio amaro; con quest'aria puzzolente, solo cibo per la mente.

Questo mondo che va a male, non può più tirarmi addosso; la sua ira assai crudele, e le scarpe ancora addosso.

Vado in bagno, e faccio piano, a lavarmi la stanchezza; poi arrivo dentro il letto, e ti sto vicino tosto.

Sei più bella quando ridi, sei una creatura dolce; sul tuo viso ancor si legge, che mi ami sempre molto.

Non perché sia mio dovere, non perché lui è solo stronzo; ma è giusto che io faccia fino in fondo, il compagno che tu hai scelto.

Ho con me solo il mio corpo, che rinchiude in un cassetto; una rosa che si apre, quando sento la tua voce.

Quando penso a me da solo, mi sovvien solo la morte, mi ricordo che non posso più restare, senza te dentro al mio letto.
















da Leggere
















Prendimi l'anima (2002) trailer

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giovedì 21 dicembre 2017

Un eroe già consumato







Stava ancora accovacciato, con la schiena un po' piegata; la sua borsa sotto il braccio, e le mani rattrappite.
Quella ruga sulla fronte, già dicevan essere un prelato.
Era un vecchio arrugginito dalla polvere da sparo, da quegli anni ormai passati; e sempre pronto a vendicare, vittime di questo tempo, ancor difficile da dire.


Lo ricordo, ancora un tempo, che fuggiva per i campi; con le scorte e la sottana, a nascondere i suoi cari, lì vicini nella zona.
Si diceva un poco matto, un po' buffone e un poco chiatto; ma per molti era sì stato, un Salvator miracolato.
Oggi è come primavera, con quest'aria malandrina, e con il vento sopra il volto, si presenta un'altro giorno.
Lui è fermo contro il  muro, che nasconde il cimitero;  non rivolge più a nessuno, neanche un piccolo pensiero.


Giù in paese è risaputo, che scappò con qualche amore; di nascosto consumato, in un luogo ormai dimenticato.
La scomunica arrivò, per questa sua mancanza seria; e dal giorno di quella missiva, si rivolse ad una suora.
La sorella spaventata, lo cacciò in fretta e furia; e lui si trovò per strada, lì. Ad un sol passo dalla spazzatura.


Molti lo dicevan folle, molti chiesero il perdono; ad un dio che non prevede, che lui fosse sempre un uomo.
Sempre un piccolo mistero, solo una riflessione, sul continuo domandarsi, ma chi fu questo Signore.
Forse un dio a cui è mancato solo un po' di quell'amore; forse un uomo sì malfatto, da non credere più affatto.











a volte l'ironia è della sorte

lunedì 18 dicembre 2017

Giuseppe Ciccia
























Sconosciuti







C'è tua madre che ti aspetta.
Ha con sé la bicicletta.
Tu non vuoi sapere niente.
Ti fa male solo il dente.

Ieri sera ti osservavo.
Non avevi niente al naso.
Hai inciampato per dispetto.
Tra il comò e i piedi del letto.

Sei cresciuto malandrino.
La pipì facevi fuori dal vasino.
Io che non ti ho dato molto.
Sono in colpa e son sconvolto.

Sei ora grande ed è sicuro.
Sei mio figlio.
Ma di nessuno.
















Carlo Guarienti















se non ora quando

Lo psichiatra Vittorino Andreoli relatore alla Scuola per Genitori

ipse dixit




















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Gatti

FULVIO SCAPARRO

Pablo Picasso

















Così si dice


















Una scuola per saper essere genitori

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Billy Joel - Just The Way You Are

ipse dixit













Uno, nessuno, centomila






Sono uscito adesso dalla doccia, e tu non sei già rientrata; sto per preparar la cena, in questo sabato di sera.
Ma mi accorgo, d'improvviso, sul telefono un messaggio.
'Non rientro per un poco, ho da fare pressapoco'.
Sai che faccio, a questo punto, esco tosto e assai compunto; vado al bar, vicino al porto, ed aspetto ancora il morto.
S'era detto: ci vediamo per quell'ultimo saluto, all'amico ormai cornuto; di tirare ancora molto, questa storia ha risolto.
Non si sa che cosa fare, con te sono solo sere amare; sono solo aria e vento, stai per essere un tormento.
Ho deciso che ti lascio, perché hai un'altro sotto il braccio.
Ho deciso di migrare, per località più vere.
Non dirò più una parola, e mi prendo un'altra sposa; una straniera, di sicuro, avrà meno muso duro.
Se poi sbarco in Normandia, lì mi aspetta zia Sofia; che con grande cuore in mano, penserà al mio futuro.
Farò tante cose belle, che con te non sono state; aprirò un bel locale, con tre giovani puttane.
Non sarà più cosa seria, la domenica mattina.
Avrò molti e assai clienti, e tanti soldi in mezzo ai denti.
Tu rimpiangerai il tuo sposo di una volta...
Ma lo sai che sei sconvolta?













sabato 16 dicembre 2017

Flashback






E' passata un'altra notte, senza un minimo rumore; senza sogni disperati, senza fiato nei polmoni.
Ora che mi son svegliato, con il volto già assonnato; te ne stai rinchiusa a letto, senza il minimo dispetto.
Ti è passata, forse, ancora, quella tua espressione strana; di chi cerca sempre e solo, una carezza o un bacio a caso.
Non mi ricordare sempre, che non sono certo niente; che son solo arrugginito, perché il tempo è ormai passato.
E' passata la stagione, della forza e del vigore.
Ora resta che aspettare, solo il tempo da bruciare.
Si avvicina un nuovo anno, e non è del tutto rosa; non son pieno di rimpianti, ma soltanto ho messo i guanti.
Ho posato giù in cantina, tutta la mia roba vecchia.
Ho comprato, per Natale, un nuovo abito talare.
Una bella colazione a letto, certo è meglio di un dolcetto; consumato in fretta e furia, dentro il bar qui sotto casa.
Mentre ancora dormi piano, mi distendo sul divano; poi mi alzo già in cucina, e preparo la tisana.
Corro in bagno, e che sorpresa, trovo il gatto sul lavello.
Faccio per cacciarlo fuori, e lui miagola stupito: ha già in mente un altro gioco.
Ed è peggio di un bambino, quando gioca a nascondino.
Poi lo trovo dentro il letto, che si mangia già il filetto.
Che rincorre fantasie, tali e quali alle tue.
Siete il bello e siete il brutto, della mia esistenza sola.
Siete sempre ed agni ora, la mia dolce compagnia.
















Buon risveglio

storia del pescatore e il genio da le "mille e una notte"

Così è se vi pare






















LUCIO DALLA - FUTURA

Paolo Crepet e il potere delle emozioni

Dimenticati da Dio






Ho vagato a lungo, l'altra sera.
Ho incontrato un uomo uscire di galera.
Era solo e un po' smagrito; e sul volto un occhio un poco strano.
Mi ha colpito l'andatura.
Zoppicava ed era scura; quella ruga sulla fronte, che ho pensato: chi ho di fronte.
Mentre intorno la paura si faceva strada, mi ha fermato.
Cosa strana.
Io non sono un malandrino.
Era in cerca di un bicchier di vino.
Poi mi ha detto: sa Signore. Ero proprietario di un albergo a ore.
Un bel giorno, a mia insaputa, ho trovato quella ricevuta.
Il mio socio, per dispetto, non aveva più rifatto il letto.
Non aveva consegnato il volantino, al commissariato più vicino.
Quindi son finito dentro, tra le mura di cemento; di questo postaccio infame, dove più nessuno ha ancora fame.
Non ha sete e non ha sonno; aspettiamo tutti il grande giorno.
Tra una sigaretta e l'altra, passa piano ogni minuto; passan piano le giornate, e diveniamo genti disgraziate.
Siamo solo dei reietti, per il mondo, fuori, che va avanti.













Buon proseguimento



















valter49 - da L'UOMO SENZA QUALITA' di R.Musil

Oltre il Leviatano 3. Elias Canetti: Massa e potere

MASSA E POTERE [Elias Canetti]

ipse dixit



























Giorgio Gaber - Il bloccato

Analfabetismo emotivo giovanile e mappe emotive

"Conosci te stesso" - Massimo Cacciari

giovedì 14 dicembre 2017

Elena Lupo "Torino Spiritualità"

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PINO DANIELE - 'O SCARRAFONE

Un paese poco colto è oramai quasi distrutto







Quando in giro ti ho incontrata,
ho pensato: che giornata;
ricca di tante sorprese,
sono uomo grande e sposo.
Questa notte, andando a letto,
l'hai rifatto per dispetto;
di vantarti ancora un poco,
per quel tale sconosciuto.
Tanta gente mi ha stufato,
parla tanto e fa ben poco;
mostra solo fantasie così giganti,
non è bene farsi grandi.
Farsi belli a sole spese,
di signore assai curate;
di traguardi mai raggiunti,
siamo uomini consunti.







Questo mondo è solo pieno,
di giullari e di villani;
pronti all'uopo a consolare,
chi non gioca e sta a guardare.
Pronti a qualche eresia,
tanto ognuno, poi, va via;
corre fuori il seminato,
non è prete né curato.
Non è certo la maniera,
di rifarsi una carriera;
ricoprendosi la bocca,
con del cacio e la ricotta.





Ma che brutta situazione,
vivere senza un milione;
senza grandi ideali,
vince solo chi ha denari.

Oggi tutto, poi, si compra,
anche la mia stima stolta;
anche un bacio viene dato,
se poi, dopo, viene reso.

E se segue a un bell'incontro,
solo un grande resoconto;
un dettaglio marginale...
Cosa pensi del reale?













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Julio Velasco - Non conta ciò che dici ma ciò che l'altro capisce

da Leggere
























Anna e Marco - Lucio Dalla

Marikalion





















La coscienza, un mistero non ancora svelato

Che cosa e' la coscienza Daniel Dennett

Che cosa e' la coscienza Daniel Dennett

Marcello Massimini: Il cervello e la coscienza, Teoria del libero arbitr...

Libero arbitrio (Giulio Giorello)